Prosegue la nostra rubrica di consigli letterari segnalandovi altri 4 libri fotografici da leggere in questo periodo, scegliendo tra saggi, monografie, antologie e libri fotografici che potranno tenerci compagnia nei prossimi giorni.
Come consigliato nell’articolo precedente, 5 attività consigliate per fotografi, la lettura (o anche la “visione” nel nostro caso) può essere una grande e utile dama di compagnia in questo particolare momento.
Ma andiamo con i 4 libri fotografici che vogliamo consigliarvi. Selezione a cura di Daniela Silvestri e Massimiliano Tempesta.
1. Josef Koudelka. Invasione Praga 68
Edizioni Contrasto
Un libro straordinario, un formato grande stampato su una carta pazzesca che permette di ammirare ogni fotografia in tutti i dettagli. Una testimonianza straordinaria di un pezzo di storia mondiale e della fotografia. Nel 1968 il fotografo Josef Koudelka aveva 30 anni, come fotografo si era cimentato principalmente nella fotografia di reportage sociale, raccontando – sempre in modo meraviglioso – la vita degli zingari. Non si era mai trovato a fotografare un evento giornalistico. Nella notte del 21 agosto 1968 la città di Praga, dove il fotografo era appena rientrato dopo un viaggio in Romania, veniva invasa dai carri armati degli eserciti del Patto di Varsavia. Svegliato da una telefonata, il fotografo scese immediatamente in strada e si trovò di fronte ad uno degli eventi cardine post II guerra mondiale. Fotografò senza sosta e i suoi negativi riuscirono ad arrivare, attraverso canali clandestini, nelle mani dell’agenzia Magnum Photos. Le foto furono pubblicate sul periodico The Sunday Times in maniera anonima, contrassegnate unicamente dalle iniziali P.P., sigla di Prague Photographer (“fotografo di Praga”), nel timore di rappresaglie contro di lui e la sua famiglia. Questo non impedì al fotografo di ricevere, seppur in forma anonima, la Robert Capa Gold Medal, uno dei premi fotografici più prestigiosi, a conferma del suo talento e del coraggio dimostrato. Solamente 16 anni dopo il fotografo ammetterà pubblicamente di essere l’autore di quelle fotografie. Nel 1971 entrò ufficialmente a far parte dell’agenzia Magnum. E 40 anni dopo l’invasione, lo stesso Koudelka selezionerà 250 foto del lavoro, molte ancora inedite, per realizzare questo libro, un diario straordinario di 7 giorni che hanno segnato profondamente la storia. Molte delle foto incluse nel libro sono state scattate durante i primi 3 giorni della rivolta; l’editing del libro non segue propriamente una sequenza cronologica degli eventi, seppur la consequenzialità storica viene chiaramente presa in considerazione. Le fotografie sono corredate da diversi testi rappresentativi del momento, come i comunicati della radio cecoslovacca, dalla radio libera legale di Praga o estratti dalla stampa. Testi che rendono ancora più eloquenti le immagini che scorrono tra le dita.
2. Pino Cacucci. Tina. Edizioni Feltrinelli.
Un libro non propriamente fotografico, destinato quindi anche ai lettori più onnivori e in particolare a quelli appassionati di biografie. Anche se questa biografia, tra le mani di Pino Cacucci, si trasforma in un romanzo dalle tinte avventurose. Come avventurosa è stata la vita della fotografa Tina Modotti. Nata ad Udine da una famiglia di origini modeste, emigrò negli Stati Uniti dove si avvicinò presto all’arte e alla politica, in particolare ai movimenti sindacali. Fu l’incontro e l’amore con il fotografo Edward Weston ad avvicinarla anche al mondo della fotografia. A fine luglio del 1923 Tina Modotti e Edward Weston si trasferiscono in Messico dove vivono in pieno il clima politico e culturale post-rivoluzionario, a contatto con i grandi pittori muralisti David Alfaro Siqueiros, Diego Rivera e Clemente Orozco, Frida Khalo. Alla fine del 1924 un’esposizione delle loro opere viene inaugurata nel Palacio de Minerìa alla presenza del Capo dello Stato. Fra il 1925 e il 1926 tornano a San Francisco, dove Tina conoscerà la fotografa Dorothea Lange e acquisterà una camera Graflex. Tina trasformerà in modo radicale il suo modo di fotografare, passando repentinamente dal fotografare elementi della natura (rose, calli, canne di bambù, cactus, …) ad una fotografia documentaria e sociale, come strumento di indagine e denuncia, dal forte potere ideologico: mani di operai, manifestazioni politiche e sindacali, falce e martello. Alla fotografia continuò sempre ad affiancare la sua fede politica, dedicandosi alla causa rivoluzionaria in Messico, prestando servizio per il Soccorso rosso e militando con le Brigate internazionali in Spagna. Morì in circostanze sospette a Città del Messico nel 1942. Sempre su Tina Modotti da segnalare anche la bellissima graphic novel di Angel De La Calle.
“La fotografia, proprio perché può essere prodotta solo nel presente e perché si basa su ciò che esiste oggettivamente davanti alla macchina fotografica, rappresenta il medium più soddisfacente per registrare con obiettività la vita in tutti i suoi aspetti ed è da questo che deriva il suo valore di documento. Se a questo si aggiungono sensibilità e intelligenza e, soprattutto, un’idea chiara sul ruolo che dovrebbe avere nel campo dello sviluppo storico, credo che il risultato sia qualcosa che merita un posto nella produzione sociale, a cui tutti noi dovremmo contribuire.”
3. Gregory Crewdson. In a lonley place. Hatje Cantz edizioni.
In questi giorni di clausura casalinga, “spiare” nelle case altrui è un tabù sfatato. Molti i personaggi pubblici, politici, scrittori, giornalisti e anche fotografi che si connettono quotidianamente da casa, svelando i loro angoli “segreti”. Così ci è tornato in mente Gregory Crewdson, uno dei fotografi che da sempre ha rivolto l’obiettivo in particolare nelle abitazioni e nella quotidianità della middle class americana. Con lunghe e costose messe in scena – chiaramente – ma senza discostarsi molto da un immaginario comune che, oggi più che mai, riporta alla luce una mai sopita critica allo stile di vita contemporaneo. In questo libro, conosciuto e acquistato durante una bellissima mostra a Roma presso Palazzo delle esposizioni nel lontano 2008, gli incubi e le contraddizioni della media borghesia americana si svelano ai nostri occhi attraverso ogni minuzioso particolare, la cura ossessiva per i dettagli, le luci, le atmosfere sospese e una nitidezza quasi tridimensionale. Americano, nato a New York nel 1962, Gregory Crewdson fin dai primi lavori concentra il suo sguardo e la sua ricerca sulla società a cui appartiene, con una fotografia che spesso va oltre, e si accosta a visioni pittoriche (non a caso molte delle sue fotografie sono spesso paragonate a quadri di Hopper) ed evoca set cinematografici. Il grande formato delle immagini (e anche delle stampe che erano in mostra) emanano al contrario un forte senso di claustrofobia e un senso di repressione e bisogni irrisolti, tipico di un sobborgo così apparentemente “normale” ma che cela violenze, intrighi e isolamento, come nella peggiore versione di Desperate Hohsewife. E non meno angoscianti sono le opere di Sanctuary, scattate nelle morbose rovine di Cinecittà in Italia, e le insolite foto naturalistiche notturne in Lucciole. Per una volta usciamo quindi dalla fotografia documentaria e di reportage, scegliendo però un fotografo magistrale, immagini ipnotiche da scorrere in lungo in largo alla ricerca di dettagli rivelatori, un linguaggio, quello del set, che in questo caso si avvicina al reale più di quanto si crede.
4. Gabriele Basilico. Metropoli. Edizioni Skira.
Il libro Metropoli è il catalogo della mostra omonima che raccoglie molti dei lavori di Basilico. Iniziamo con Milano ritratti di fabbrica, Paesaggio Italiano, le due campagne su Beirut, gli scatti su Roma e un antologia degli scatti eseguiti dall’autore nelle maggiori metropoli del pianeta. Il libro aldilà di offrirci l’opportunità di ammirare gli scatti, ci dona il modo di lavorare di Basilico, il suo amore sconfinato per la fotografia e le città, ma anche di capire il linguaggio di Basilico per raccontarci le città ed i suoi mutamenti. A corredo delle foto sono presenti alcuni testi in italiano ed inglese che ci spiegano i lavori ed il modo di lavorare dell’autore. E se avete voglia di una piccola visita “virtuale” alla mostra, potete vedere il video della diretta realizzata da Massimiliano Tempesta, pubblicato sulla nostra pagina Facebook.
“Quello che mi interessa in modo costante, quasi ossessivo, è il paesaggio urbano contemporaneo, il fenomeno sociale ed estetico delle grandi, rapide, incontenibili trasformazioni in atto nelle città del pianeta e penso che la fotografia sia stata, e continui forse ad essere, uno strumento sensibile e particolarmente efficace per registrarlo.”