(c) Francesca Woodman
Scatti in bianco e nero, donne e uomini nudi, oggetti abbandonati sui tavoli. Nelle immagini di Francesca Woodman appare un mondo quasi abbandonato, dimenticato. Individui soli, quasi sospesi all’interno di ambienti vuoti. Nelle opere c’è una forza particolare, un velo di mistero.  L’artista, una delle fotografe più quotate del momento, incominciò a lavorare a 13 anni, quando le fu regalata la sua prima macchina fotografica. Non si fermò mai fino a quando, a soli ventidue anni, si buttò dalla finestra dello studio di New Yprk nel quale lavorava.
La mostra. Ora Roma la celebra con una mostra che si terrà dal 23 maggio fino al 19 giugno a Il museo del Louvre (Via della Reginella 28). In tutto 77 opere inedite tra foto, lettere e altro materiale. L’esposizione precedela retrospettiva personale sull’artista che si terrà prima al Moma di San Francisco, a fine anno, e poi nel 2012 al Guggenheim di New York.
In mostra a Roma fotografie vintage con interventi grafici dell’artista, (‘Angelo per Cristianò, ‘Al contrario’, ‘Riso e ricotta’), la serie del guanto (ispirata a Max Klinger) realizzata al bar Fassi di Roma nel 1978. E ancora gli inviti originali della sua prima mostra alla libreria Maldoror di Via di Parione e tre suoi disegni di grande formato. C’è poi la sua corrispondenza privata tra cui  due lettere blue-print, cartoline, messaggi cifrati, rebus, riflessioni scritte dall’artista sui processi creativi, idee per allestimenti, notizie su le tecniche di stampa e la ricerca di soggetti e spazi per le sue fotografie.
FOTO 
L’immagine come fondamento d’azione. Per conoscere quest’artista basta guardare con attenzioe i suoi lavori. La Woodman ha sempre dichiarato che a fondamento di ogni azione, di ogni immagine prodotta, di ogni pensiero espresso attraverso le immagini, non c’è niente altro che sé stessa.
In occasione dell’inaugurazione della mostra e fino al 29 maggio, nello spazio espositivo Opera Unica, sempre a via della Reginella 26, Sabina Mirri presenterà ‘Con caffe’ con panna’: quattro acrilici su carta, omaggio a Francesca Woodman che l’artista ha realizzato rivisitando le quattro fotografie della ‘Serie del Guanto’ che le vede ritratte insieme al bar Fassi di Roma nel 1978.
Il periodo romano. Francesca Woodman ha vissuto a Roma tra il 1977 e il 1978 frequentando, tra l’altro, la libreria Maldoror dove ha esposto per la prima volta le sue fotografie. In occasione della mostra a cura di Giuseppe Casetti sarà poi presentato il volume ‘Francesca Woodman photographs’ di Giuseppe Casetti e Francesco Stocchi, edito da Agma. Un racconto visivo che, per la prima volta si allontana, nella forma e nel contenuto, dall’indagine sull’opera fotografica dell’artista, nella ricerca di scoprire tra le parole e i segni, le tracce di un’esperienza artistica d’eccezione.
La scatola con il suo lavoro. L’avventura che racconta questa mostra parte da una scatola di fotografie consegnata dall’artista a Giuseppe Casetti (allora, si faceva chiamare ‘Cristiano’ Casetti): “Un giorno mi si è avvicinata, mi ha dato una scatola di tela grigia e ha detto: “Io sono una fotografa”. Ho aperto la scatola – dice Casetti – e sono rimasto sedotto. Era la prima volta che vedevo le sue fotografie. Ero disorientato dal cortocircuito tra l’apparenza adolescenziale e la forza di quelle immagini. Non riuscivo a credere che dietro quel suo aspetto di giovinetta si celasse una donna di un’energia tanto forte. E’ stata una meraviglia e una gioia: davanti a me avevo una grande artista”.
fonte: www.repubblica.it