Ventinove autori, novantotto opere, un filo conduttore rappresentato da un punto di osservazione a distanza: la collettiva “La camera dello sguardo – Fotografi italiani”, allestita a Palermo, a Palazzo Sant’Elia, a cura di Achille Bonito Oliva dal 19 dicembre 2009 al 21 marzo 2010, è un viaggio per immagini dagli anni Cinquanta a oggi.
Promossa dalla Provincia e organizzata da Civita Sicilia, la rassegna (con ingresso gratuito) presenta nello spazio espositivo di via Maqueda fotografie di Claudio Abate, Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Antonio Biasucci, Lisetta Carmi, Elisabetta Catalano, Mario Cresci, Luciano D’Alessandro, Franco Fontana, Francesco Jodice, Mimmo Jodice, Raffaella Mariniello, Paolo Mussat Sartor, Ferdinando Scianna, Paul Thorel, Aniello Barone, Luca Campigotto, Federico Garolla, Mario Giacomelli, Luigi Ghirri, Ugo Mulas, Lia Pasqualino, Beatrice Pediconi, Dino Pedriali, Paolo Pellegrin, Marialba Russo, Paola Salerno, Oliviero Toscani (due i siciliani, Scianna e Pasqualino).
Tanti i temi, i soggetti, le storie delle inquadrature, uno il denominatore: il «pathos della distanza», come lo definisce il curatore. «La fotografia italiana – scrive Bonito Oliva nel testo critico in catalogo edito da Peliti Associati – introduce nell’ambito dell’immagine la torsione tipica dell’anamorfosi, che appartiene alla storia della pittura, adoperando rigorosamente gli strumenti del linguaggio fotografico. Si mette nella posizione del duello: il fotografo, di fronte al dato, non lascia scattare il dito sulla macchina precipitosamente, bensì promuove una serie di relazioni e rispecchiamenti […] La fotografia non è casuale e istantanea, non è il risultato di un raddoppiamento elementare, bensì di una messa in posa che complica e rende ambigua la realtà da cui parte». Dalla «consapevolezza di una presenza, di un diaframma costituito dal linguaggio figurativo che permette di denominare le cose ma non di possederle», dalla posizione volutamente «aliena» del fotografo, trae origine il titolo della mostra, il riferimento a quello spazio blindato e asettico che è l’occhio del fotografo, “ camera dello sguardo”, appunto.
info: www.culturaitalia.it