Catanese, fotografo della Contrasto dal 1989, Massimo Siragusa, vincitore all’ultimo World Press Photo con il suo lavoro su Fondo Fucile, ha risposto alle nostre domande.
1) Sei un caso raro al giorno d’oggi visto che la quasi totalità dei tuoi lavori è svolta in Italia, fondo fucile, roma, credi, con i quali hai conquistato importanti riconoscimenti internazionali.Ci sono storie da raccontare anche in Italia o le storie più interessanti accadono fuori dal nostro paese?

Ci sono storie ovunque. ce ne sono tantissime anche in italia. credo fortemente in questo, visto che, di fatto,
tutto il mio lavoro recente si concentra sull’italia, come hai sottolineato anche tu.

2)Nel momento in cui trovi la storia da raccontare già sai che foto tirar fuori? hai già un idea di massima degli scatti da realizzare o segui l’ispirazione del momento?

Ho sempre un’idea precisa di cosa voglio fare. certo, capita anche che devo “piegare” l’idea alla realtà ed adeguarmi.
ma questo è il bello di fare un lavoro che è sempre imprevedibile.

3)A maggio hai tenuto un workshop con Davide Monteleone all’agenzia contrasto. Nel corso di questo workshop ad un’alunna che ti ha fatto notare come siano diversi lavori come “Il cerchio magico” da “fondo fucile” e “leisure time” hai detto, tra il serio e il faceto, che forse oggi sei più felice e vedi il mondo in modo diverso. Quanto influisce lo stato d’animo del fotografo sul proprio stile?

Io credo che lo stato d’animo sia il filo conduttore del lavoro di un fotografo, soprattutto quando si sceglie una strada per la propria necessità di esprimersi.

4)In lavori come “Il cerchio magico”, “Credi”, “Need for a miracle” “Leisure time” i protagonisti sono le persone con la loro indole sacra e profana. Nei lavori come “fondo fucile” “bassi napoli” “sleeping sulphure” è raro vedere delle persone. Si può fare del reportage sociale anche senza far vedere le persone?

Ma certamente!!!  c’è una lunga tradizione di fotografi, in particolare americani, che hanno raccontato il sociale senza ritrarre persone.
chi l’ha detto che ambienti, case, oggetti, paesaggi, terra, abbiano meno forza e meno contenuti di un ritratto?

5)In fondo fucile hai trattato un tema molto attuale e problematico, quello dell’emergenza casa: quale pensi sia il ruolo della fotografia a fronte di queste emergenze spesso poco note, è solo documentazione?

Io spero che la fotografia possa portare qualche piccolo miglioramento all’interno di realtà così difficili come quella di  “fondo fucile”.
Alle volte, anche il solo fatto di porre l’attenzione verso situazioni poco conosciute può favorire qualche possibile cambiamento.

6) Sempre in fondo fucile hai affiancato il reportage fotografico con un video. Come nasce questa scelta? Il video è la parola che manca alla fotografia?

Io credo che siamo in un momento in forte evoluzione in cui discipline diverse si fondono, si aprono nuovi orizzonti e potenzialità.video e fotografia sono sempre più legate tra loro.
Immagina, per esempio, una fotocamera come la 5D di Canon che integra i due linguaggi in maniera molto efficace ed impensabile fino a pochissimi anni fa. io provo ad interrogarmi su questi cambiamenti, ad esserne stimolato e a cercare di trovare delle risposte.
(c) Massimo Siragusa