Il WSP intervista uno degli esponenti principale della fotografia di reportage contemporanea, Massimo Berruti.
Romano classe ’79, membro della Agence VU. Vincitore quest’anno del City of Perpignan Young Reporter’s Award, con il reportage Pakistan – Fact or Fiction?
1)Come fa un futuro biologo a diventare uno dei punti di riferimento dell’Agenzia VU e della fotografia italiana?Che consigli ti senti di dare ad un giovane in bilico tra la fotografia e una vita normale?
Non lo so perchè la biologia fa più parte del mio passato che del mio futuro, e la risposta alla seconda parte della domanda sta prop
rio in questa piccola incomprensione. Non ci sono mezze misure con questo lavoro, se lo si fa, ci si investe tutto, anche la sfera privata, perchè essendo più una passione in verità, ed un buco nero di soldi più che un generatore di essi, finisce per non essere un qualcosa da cui ci si riesce magicamente a staccare quando suona la campana! Il consiglio per chi si trova in bilico è di riflettere attentamente su ciò che si vuole per poter così prendere una decisione netta. La confusione può essere molto importante quando se ne ha una attenta gestione.
2)Molti tuoi lavori sono nati in Pakistan: cosa ti è rimasto più impresso di quel paese e della gente del posto, delle situaizoni che ti sei trovato a vivere?
Del Pakistan la cosa che mi rimane più impressa è la semplicità e la generosità di quella gente. Un popolo solidale e di grande tolleranza, nonostante ciò che ne si dica sulla stampa di massa. Sono andato li un po per caso, ed ho deciso che era il posto giusto per raccontare le realtà che mi interessano maggiormente. Alcune delle situazioni che mi sono trovato a vivere erano orribili, ma è proprio dove l’uomo conosce il peggio di se, che allo stesso tempo di contraltare è capace di dare luce e sfogo ai suoi aspetti migliori. I Pakistani sono accerchiati da un “intorno” terribilmente ostile, ma si mostrano ancora eccezionalmente aperti.
3)C’è secondo te un limite al quale attenersi nella postproduzione delle fotografie oppure come in camera oscura tutto è lecito?
No esiste chiaramente un limite, ed per me è quello appunto di attenersi a cio che è possibile fare in camera oscura. Photoshop è una perfezionata camera oscura, ma bisogna non farsi tentare dall’andare troppo oltre e soprattutto nella fotografia a colori.
4)Scorrendo i tuoi lavori si nota una certa eterogeneità dei temi, come decidi la storia da raccontare e come trovi i contatti?
Nei miei lavori prima di un paio di anni a questa parte non c’è mai stata una seria progettualità! Questo perchè scegliere cosa fare sembra facile, ma non lo è affatto! Il mondo è cosi pieno di storie che a sceglierne una sembra di fare torto alle altre. Ed è per questo che i temi che ho trattato variano abbastanza, facevano parte di una ricerca personale nell’ambito del fotogiornalism
o. Ora qualla fase sta passando ed ho alcuni progetti per la testa che mi terranno occupato per parecchio tempo.
5)Progetti futuri?
Per i progetti futuri cambierò zona lavorativa e seppur mantenendo attenzione sulla news legata alla guerra al terrorismo, mi vorrei dedicare un po a “mamma” America, con tutte le sue stelle e strisce.
Massimo Berruti
daily Lives in Terror
© Massimo Berruti